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Trapianto di cellule cerebrali umane in topi


Una ricerca a dir poco sbalorditiva è stata completata e pubblicata il 12 ottobre 2022. Degli eminenti ricercatori tra cui Omer Revah, Felicity Gore e Kevin W. Kelley, all'Università di Stanford (California), hanno compiuto ciò che sembrava impossibile: trapiantare un “microscopico cervello umano” all'interno del cranio di topolini appena nati. Lo studio ha preso vita grazie al pensiero che per studiare i rapporti intra- ed intercellulari tra le cellule cerebrali umane non bastasse, per ovvie ragioni, uno studio in vitro (ovvero in dei contenitori fatti ad hoc per scopi scentifici, dette piastre di Petri).


Serviva di certo un metodo migliore per studiare questi intricati e complessi eventi biochimci ed elettrici in organismi in vivo. I ricercatori hanno selezionato dei cuccioli di topi atimici, i quali, avendo un difetto al gene classificato come FOXN1, o non possiedono un timo funzionante o non lo possiedono affatto. Essi sono ottimi per una ricerca del genere, poiché mancando di attività del timo mancano di linfociti T; i quali sono importanti per meccanismi immunitari che sono alla base del rigetto. Le cellule umane sono state estratte dal midollo osseo di donatori consenzienti come cellule staminali; in seguito sono state modificate in cellule cerebrali, attraverso un lungo e complesso processo biochimico di differenziazione indotta, e trasformate in organoidi. Essi sono descrivibili come delle “versioni miniaturizzate” di un organo umano. Infine sono stati denominati hCO (humna cortical organoids) e utilizzati per compiere l'esperimento.

I topi sono stati fatti nascere e, dopo pochi giorni, operati attraverso l' uso di un telaio stereotassico da laboratorio (necessaria struttura per tener fermo il topolino durante l'operazione), di una siringa Hamilton (per inserire all'interno del cranio il microscopico organoide) e di una pompa a siringa (per eseguire l'inezione in modo più preciso possibile). I topi sono stati lasciati a riposare in un ambiente adeguato e tranquillo, sopra un cuscino riscaldato, e nutriti fino a completa riabilitazione. Dopo mesi e mesi di esperimenti si è giunti un'eccezionale quanto incredibile conclusione: non solo il trapianto ha avuto successo e, quindi, l' organoide ha attecchito al cervello dei roditori, ma addirittura è cresciuto e i topi non hanno risentito di questa condizione.


I risultati sperimentali dei test sul condizionamento, sull'apprendimento o sulla reattività agli stimoli esterni non hanno messo in evidenza nessuna anomalia. Ciò porta a pensare che avremo due possibilità in più nel prossimo futuro: arrivare a conoscere più a fondo i meccanismi neurali del cervello umano e studiare in maniera più dettagliata terribili malattie cerebrali, comprese quelle neurodegenerative, come l' Alzheimer. Forse così potremo avvicinarci a una terapia efficace contro questi orribili morbi.


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