Roma e le Guerre Sannitiche: scontro tra culture italiane
Riviviamo uno scontro fondamentale per la storia di Roma, che si si preparava a diventare uno dei più importanti Imperi della storia.

Nelle Guerre Sannitiche si fronteggiano 2 schieramenti che avevano culture e società opposte, dalla cui fusione nascerà l’essenza stessa della cultura italiana.
Da una parte abbiamo uno schieramento che vede Roma egemone, con i suoi alleati Etruschi, Latini e i coloni Greci: una cultura prettamente cittadina, sedentaria e improntata al commercio e all’agricoltura.
Nello schieramento opposto abbiamo la lega delle 4 tribù Sannitiche: gli Irpini, i Carricini, i Pentri e i Caudini. Una cultura nomade e improntata alla pastorizia, vivendo lontano dalla costa, nel cuore dell’Appennino meridionale.
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Le tribù Sannitiche avevano vantaggi considerevoli, vivendo in un territorio impervio, dove la fanteria romana non poteva muoversi con facilità. Avevano inoltre una cavalleria temibile, e un reparto scelto di guerrieri: la Legio Linteata. Livio la descrive come una specie di "legione sacra, candida nelle vesti e con armi ricoperte d'oro e argento.” Con una cerimonia sacra si votavano al sacrificio estremo pur di difendere il proprio popolo.
Memorabile fu la battaglia delle Forche Caudine nel 321, dove l’esercito romano, forte di 2 legioni, fu bloccato in una gola angusta e costretto alla resa. Questa fu una data importante per Roma, poiché da questo momento cercò di emulare le tattiche militari proprie dei sanniti per invertire le sorti della guerra.
Roma infatti adottò uno schieramento tattico più duttile, con una suddivisione della legione in 30 manipoli. Anche l’armamento fu rinnovato con l’adozione del pilum e dello scudo rettangolare, copiando le performanti attrezzature militari sannitiche.
La capacità di adattamento dei Romani, e le varie alleanze stipulate con altri popoli italici, permise ai Romani, nel giro di diversi decenni, di prevalere definitivamente.
Secondo la tradizione storiografica la guerra si concluse con esito favorevole ai romani, quando cadde l’ultima roccaforte irpina di Aquilonia (293 a.C).
Di seguito un estratto della narrazione di Livio:
“A difesa della loro ultima roccaforte Aquilonia, avanzarono esponendo le loro insegne, seguite da 20000 uomini con le loro armature splendenti, uno spettacolo straordinario che stupì i romani. Allora il Console romano Lucio Papirio Cursore ordinò di suonare il segnale di attacco e di alzare il grido di guerra, affermando che gli dei erano con loro.”
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