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Quando "vestirsi" di verde non basta

Oggi, più di prima, ci imbattiamo in pubblicità il cui scopo è promuovere prodotti rispettosi per l'ambiente. Ma si sa, le pubblicità hanno sempre avuto lo scopo di smuovere il compratore e di convincerlo ad acquistare un determinato prodotto.


Dunque, negli ultimi tempi le strategie di marketing si sono adeguate ai nuovi tempi. Con l'aumentare dell'attenzione dei consumatori verso la protezione dell'ambiente, i prodotti sono stati migliorati, modificati e messi sul mercato come "eco-friendly", amici dell'ambiente.


Ma sarà davvero così per tutti?

Ovviamente no e per questo è stato coniato il termine inglese "Greenwashing", intraducibile in italiano, se non con delle espressioni, ed usato come neologismo a significare "ecologismo di facciata". Si tratta di una trovata delle aziende che permette loro di mostrare un' immagine positiva riguardo questo tema ai consumatori.

Un inganno in piena regola che non mira a sviare solo le critiche della massa, ma anche i controlli delle entità sovranazionali come Europa, FAO, Agenzia di protezione ambientale degli Stati Uniti ecc.

Lunga è la lista delle aziende punite, tra cui figurano in maggioranza quelle automobilistiche come Ford, Audi, BMW, quelle per prodotti domestici e anche una filiera produttrice di molti prodotti amati come la Nestlé.


Alcune delle ultime accuse, mosse nel 2019, vanno contro ENI (basta ricordare l'intervento degli ambientalisti all'entrata del Festival di Sanremo 2022), la quale si è fatta promotrice di diversi progetti dei quali ha modificato i dati per continuare a lavorare come sempre.

Carbon market watch, associazione no profit per l'ambiente, ha di recente segnalato come un colosso multinazionale si stia solo nascondendo dietro promesse green. Nulla di concreto, dunque, per la Samsung che promette un impatto green al 100% entro il 2050,ma limitando il progetto a solo alcune zone del globo dove l'impatto ecologista ha già preso ampiamente piede. Infatti l'azienda opera maggiormente sul terreno di Corea del Sud e Vietnam dove l'utilizzo delle risorse fossili è ancora molto alto.


Insieme alle promesse dell'azienda coreana erano arrivate anche quelle del re degli e-commerce, Amazon, che ha dichiarato di voler raggiungere il 100% di utilizzo solo di fonti energetiche sostenibili entro il 2025. Impossibile? In realtà no. Sembrerà strano, ma nel 2021 il colosso era già ad un passo dal 100%, utilizzando l'85 % di fonti Green.


Ciò dimostra come anche pilastri del commercio possano giungere ad abbracciare concretamente l'ideologia a favore dell'ambiente senza dover perdere prestigio.

Nascondersi dietro un'etichetta verde e false affermazioni è solo un altro modo per mostrare che gli interessi aziendali non coincidono con quelli delle masse ed è solo una soluzione ipocrita e temporanea per nascondere la fatica a stare dietro alle nuove politiche adottate da altre aziende, in un'altalena di marketing che chissà se smetterà mai di muoversi.

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