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I neurochirurghi della (prei)storia

La medicina, nel corso della storia, ha fatto passi da gigante. Eppure, alcune pratiche moderne affondano le proprie radici nel passato remoto.

LE MERAVIGLIE DELLA NEUROCHIRUGIA

 

Se chiedessimo ad un gruppo di persone quale sia una fra le attività mediche più complesse in assoluto, molto probabilmente otterremmo sempre la stessa risposta: la neurochirurgia.

Aprire il cranio di un paziente e accedere direttamente al suo cervello, infatti, è di gran lunga fra le operazioni più estreme ed invasive della medicina moderna.


Parimenti, il cervello, sede di personalità, memoria, linguaggio, pensieri e comportamento, è da sempre visto come un organo inaccessibile, privato, nascosto e delicato, non a caso protetto, a livello anatomico, da uno scheletro voluminoso e resistente (il cranio) e, a livello cellulare, da una barriera ematoencefalica, che controlla rigorosamente tutti gli scambi fra sangue e cellule celebrali.


Quanto dev’essere difficile operare sul cervello umano, per ripararne difetti o estirpare tumori?

Per paradossale che possa sembrare, la neurochirurgia, che pure si interessa di un apparato complesso ed estremamente sensibile, non è una conquista recente della storia medica dell’umanità.

Non del tutto, almeno.

 

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IL PRIMO INTERVENTO DELLA STORIA?

 

Molti manuali e libri di storia della chirurgia riportano della fondamentale transizione fra medicina antica e medicina scientifica avvenuta fra il Medioevo e l’età moderna, citando grandi personaggi attivi fra il Cinquecento e il Settecento, fino ad arrivare al Novecento e al nuovo millennio.

Nondimeno, l’ars medica è probabilmente vecchia quanto l’uomo stesso.


Prima dei grandi fasti dell’età classica, già antichi egizi, sumeri e babilonesi si interessavano di malattie e possibili cure, proponendo terapie e tecniche che, alla prova del tempo, appaiono, in alcuni casi, ingegnose, in molti altri assurdi e inefficaci.

La medicina prescientifica, infatti, non solo mancava del saldo contributo delle scienze mediche di base, quali la chimica, la biologia e l’anatomia, ma quasi sempre era strettamente correlata a credenze e pratiche soprannaturali, spesso del tutto sovrapponibili alla religione.

 

È quanto emerge, sorprendentemente, dallo studio scientifico di alcuni reperti archeologici scoperti in vari siti del mondo, risalenti a quell’antichissima fase della storia umana comunemente nota come preistoria.

Resti di crani trapanati, con fori precisi dal diametro relativamente costante, ad indicare il frutto non di un’aggressione violenta, ma di un preciso intervento: questo è, storicamente, il primo incontro fra l’uomo e la neurochirurgia.


Molto probabilmente, la pratica della trapanazione cranica veniva inquadrata in un contesto mistico-soprannaturale. Dolori intracranici, visione doppia, crisi epilettiche, forti emicranie e comportamenti anomali venivano spiegati facendo ricorso ad influenze spiritiche e proto-demoniache.

Il rimedio, drastico ma inevitabile (almeno agli occhi dell’uomo delle caverne) era aprire un foro all’interno del cranio del povero malcapitato e permettere allo spirito di negativo di fuoriuscire.


Ancor più inquietante, invece, l’esecuzione dello stesso tipo di operazione sui defunti. In questo caso, infatti, il chirurgo preistorico creava un foro di accesso al cranio del cadavere e ne estraeva una piccola rondella. Ripetendo la tecnica su più defunti era possibile racimolare un discreto numero di rondelle, che venivano poi raccolte in una collana dal significato rituale, utile per scacciare i demoni.


Va anche detto, ad onore del vero, che molte volte la trapanazione veniva effettuata nel tentativo di alleviare emorragie cerebrali o addirittura per intervenire su fratture ossee provocate da urti particolarmente violenti. Inutile dire che, in casi del genere, i risultati fossero alterni, con un tasso di mortalità inevitabilmente alto, data l’assenza di antibiotici, sterilizzanti, farmaci anestetici e, soprattutto, una giusta conoscenza della neuroanatomia umana.

 

Giudicare troppo severamente queste pratiche da una prospettiva moderna sarebbe ingiusto e storicamente poco accurato, ma certo non possiamo fare a meno che rallegrarci di quanto la medicina si sia evoluta nel corso dei secoli e abbia sviluppato tecniche sempre più precise per trattare patologie di varia gravità.


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