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Cosa caratterizza un’amicizia virtuale? Perché spaventa gli adulti e coinvolge i giovani?

Grande risorsa o temibile pericolo? Cosa possono essere davvero le "amicizie virtuali" e in che modo hanno cambiato il nostro modo di rapportarci con gli altri.

Sembra estremamente complesso analizzare, in termini di analogie e differenze, le relazioni virtuali e quelle nate nella realtà sociale.


Dall'amicizia "virtuale" emergono due importanti caratteristiche.


La prima è che le due persone comunicano i loro pensieri attraverso scritte ed immagini, in assenza di un corpo fisico. Questo aspetto è cruciale in quanto, non essendoci il corpo, manca anche la vergogna che inibisce la conoscenza: lo sguardo è solito suscitare il senso di vergogna più profondo ma, non essendoci, i due partner lavorano alla costruzione di una relazione che elimina ogni artefatto. Per questo motivo, quando non si ha un corpo biologico a fare da scudo, il livello comunicativo si alza al punto da permettere a temi di discussione intimi e scabrosi di prendere il sopravvento. La comunicazione è esaltata, spudorata, probabilmente più autentica e senza la censura dello sguardo.


La seconda caratteristica è l’immobilità strutturale: la relazione non prevede movimenti di corpi che esplorano un ambiente alla ricerca di soddisfare una necessità o un desiderio, non serve decidere l’azione da compiere, il legame è verso l’interno, verso la mente ed i suoi contenuti e non c’è la distrazione dell’ambiente reale da esplorare. Non essendoci un’attività da condividere, tuttavia, si crea una tensione dovuta alla non comprensione della finalità della relazione che si sta creando.


Dunque, invece di esplorare uno spazio geografico, la relazione che si crea a distanza permette di indagare il mondo interno, nella speranza che questo viaggio porti frutti anche nella comprensione di sé.

Tutto questo può apparire inautentico agli occhi di chi non crea amicizie virtuali, eppure sembra essere una grande opportunità di conoscenza del Sé, libero dalla vergogna e da qualsiasi forma di aggressività.


Ciò non toglie che quest’ambiente, come ogni altro, possa nascondere dei pericoli e che bisogna sempre stare attenti alle persone a cui si dà fiducia. Probabilmente un genitore che non ha mai creato una relazione virtuale non sa come definire le relazioni del figlio: “Amici? Amici di penna? Confidenti?”. Una persona che vive questo rapporto tende a non differenziare e denominare l’altro ”amico”, a prescindere dalla relazione in un ambiente sociale o virtuale.


L’amicizia virtuale porta maggiore dipendenza reciproca rispetto all’amicizia nata in un ambiente sociale: non essendoci uno spazio da condividere, la relazione appare più vincolante emotivamente; persino le rotture sembrano essere più dolorose.

 

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Uno dei rischi principali è il superinvestimento del valore della relazione, che inevitabilmente comporta scarso interesse per i dati concreti: età, sesso, etc. L’altro rischio importante è quello di procurarsi un isolamento, perché la relazione virtuale risolve la noia e la solitudine.


La cameretta smette di essere un luogo in cui si è da soli e si riflette e diviene un luogo di socializzazione intensiva e talvolta rischiosa; motivo di litigi fra genitori e figli e di comprensibili preoccupazioni da parte degli adulti.


Le relazioni virtuali vivono senza tempo e senza spazio, si insinuano e, se non gestite bene, creano una nuova paura: essere soli e dimenticati.


Fonte: Gustavo Pietropolli Charmet. L’insostenibile bisogno di ammirazione.

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