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Alfredo Cospito: tra anarchici e 41-bis

Classe 1967, nato a Pescara, Alfredo Cospito è al centro della scena politica italiana ed estera. Lungo gli ultimi tempi, la sua situazione ha raggiunto una rilevanza tale da scindere in due parti l’opinione pubblica.


Ma partiamo con ordine: chi è Alfredo Cospito?

Cospito è attualmente relegato al regime penitenziario 41-Bis, il cosiddetto carcere duro, nel quale da mesi ha deciso di attuare una protesta, proprio contro questo metodo detentivo, attraverso lo sciopero della fame. In breve: egli considera il 41-Bis come una tortura e una violazione dei diritti umani e, per far valere questa sua concezione e diffonderla al grande pubblico, non mangia nulla e non collabora, anche a costo di ripercussioni gravi e perentorie sulla sua salute clinica.


Questo suo dissenso sembra aver sortito gli esiti sperati, in quanto sempre più persone condividono le sue posizioni e si scagliano duramente contro il regime del 41-Bis arrivando, in alcuni casi, a mettere sul tavolo addirittura la sua abolizione. E’ necessario, a questo punto, fare chiarezza su questo metodo detentivo.


Introdotto nel 1986 e ampliato nel 1992, in seguito alla strage di Capaci, questo provvedimento carcerario nasce per limitare quanto più possibile il potere di individui appartenenti ad organizzazioni mafiose, i quali vengono sottoposti ad isolamento, impossibilità di comunicare con l’esterno, limitazioni del tempo spendibile al di fuori della cella, registrazioni ininterrotte e sorveglianza speciale.


Nonostante venga così violato il principio fondante della libertà d’espressione, lo Stato giustifica questa inflessibilità con l’evidente fatto che si ha a che fare non con criminali d’occasione, ma con esponenti di spicco di organizzazioni mafiose, che portano avanti un codice di comportamento rigido e si riassumono in una struttura che gli permette di continuare a esercitare la loro carica anche in seguito all’arresto e di far valere la loro volontà con un singolo gesto della mano o del capo, segnali che, nel caso in cui venissero intercettati dai membri dell’organizzazione all’esterno, verrebbero inevitabilmente trasformati in fatti.

Il recente arresto di Matteo Messina Denaro, considerato ai vertici di Cosa Nostra, è difatti culminato nell’assegnazione al carcere di massima sicurezza dell’Aquila, sotto 41-bis.


No, Cospito non è un mafioso. Ma, quindi, perché è recluso al 41-bis?

Nonostante egli non abbia origine in comune con la quasi totalità dei detenuti al regime di carcere duro, Cospito è associato alla FAI (Federazione Anarchica Informale), di stampo non mafioso, bensì terroristico; di conseguenza, altrettanto pericoloso.


Gli atti forti messi in atto da associazioni del genere ricordano quelli del secolo scorso perpetrati dalle Brigate rosse, culminati in sparatorie e uccisioni. Cospito è stato condannato ad oltre dieci anni di reclusione una prima volta nel 2012 per la gambizzazione di Roberto Adinolfi (AD di Ansaldo Nucleare) e una seconda volta, in seguito all’accusa del posizionamento di due pacchi bomba dinanzi alla scuola allievi dei carabinieri di Fossano, nel 2006.


Cospito venne riconosciuto come “capo e organizzatore dell’associazione con finalità di terrorismo”. Tutto ciò gli valse una condanna a 20 anni di reclusione. In aprile, in seguito a comunicazioni che Cospito stava tessendo con altri anarchici all’esterno, si è deciso di sottoporre quest’ultimo a regime di 41-bis.

Inoltre, in luglio, una nuova categorizzazione del suo reato lo porterebbe a rischiare l’ergastolo ostativo, il cosiddetto fine-pena-mai.


Nasce da qui tutto l’exploit della trama riguardante Cospito che, come detto in principio, ha diviso l’opinione pubblica.

C’è chi è a favore dell’annullamento del regime 41-bis per Cospito, forti del fatto che, in fondo, non abbia mai ucciso nessuno e che non sia così chiara la sua posizione all’interno della Federazione come invece si pensa tutt’oggi.

C’è perfino chi porta questa posizione al suo estremo, sentenziando che il 41-Bis vada eliminato per tutti, poiché “inumano”.

Ma c’è anche chi considera Cospito estremamente pericoloso, come dimostrano gli attentati in suo onore mossi a Barcellona, a Berlino e ad Atene, e che quindi vada confermato al 41-Bis, fosse non solo per il fatto di proteggere l’integrità dello Stato.


Proprio lo Stato, ultimamente bersagliato su questa vicenda e altamente screditato dalle sovversioni in piazza da parte dei sostenitori dell’anarchico, sembra tuttavia non cedere terreno e, anzi, volenteroso di affrontare la situazione con pugno di ferro.


E’ notizia di poche ore fa la decisione della Cassazione di respingere il ricorso degli avvocati difensori di Cospito e confermare per quest’ultimo il regime di carcere duro.

Cospito continua il suo sciopero della fame e si esprime con frasi tipiche di romanzi ottocenteschi, come ad esempio “presto morirò”, come a voler suscitare nei suoi sostenitori un più memorabile, quanto improbabile, finale.


Ciò che è certo è che egli rappresenti una figura anarchica e pericolosa per l’integrità dello Stato, il quale inevitabilmente è chiamato a difendersi, pur attuando misure definite dagli oppositori “inumane”.

Sorge spontanea la domanda concernente quanta umanità sia invece presente nell’animo dei detenuti all’interno del 41-bis, se bisogna tendere la mano a chi la mano l’ha sempre bastonata o se, d’altro canto, servi punire ferreamente chi ha attuato malvagità e distruzione.

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